Tre sono i metodi pedagogici storici: Montessori, Waldorf-Steiner e Reggio Emilia Approach.
La scuola pubblica di oggi, e i programmi varati dal Ministero dell’Istruzione tentano di mescolare diversi approcci, o almeno ciò che si crede sia il meglio di ogni approccio.
Soprattutto nel corso del Novecento si è tentata un’operazione di svecchiamento delle pratiche pedagogiche come mai prima nella storia. E gli anni ’60 e ’70 rappresentano un punto di svolta in questo senso, poiché hanno dato un apporto notevole in termini di dottrina pedagogica e rivisitazione seria e profonda delle metodologie e dei programmi.
La pedagogia si trasforma da disciplina filosofica a scienza dell’educazione, in cui convergono diversi saperi, dalla biologia alle varie scienze umane.
La scuola in questi anni si apre alle masse diventando un’istituzione pubblica, strumento di democrazia. Al centro di questo nuovo approccio ci sono i bisogni del bambino e non più quelli del contesto sociale.
Ancora oggi, l’impianto scolastico si basa sull’idea dell’apprendimento graduale, apprendimento che inizia ovviamente già nell’ambiente familiare e continua e si perfeziona a scuola.
Mentre la scuola pubblica rimane costantemente ferma su questa impostazione, a livello locale, e soprattutto nel privato, è possibile rintracciare istituti che privilegiano una specifica visione educativa.
Tra i metodi educativi è ovviamente privilegiato in tutto il mondo il metodo elaborato da Maria Montessori.
Altrettanto utilizzato è anche l’approccio elaborato da Rudolf Steiner. Infine, soprattutto nell’ultimo decennio, ha suscitato moltissimo interesse il Reggio Emilia Approach di Loris Malaguzzi nato nelle scuole comunali di Reggio Emilia.
Nei prossimi articoli tratteremo ampiamente di ciascun metodo didattico, illustrandone pro e contro. Anticipiamo che tutti e tre hanno grandissimi punti di forza e salde basi dottrinali, dunque la scelta non avviene affatto tra uno “migliore” ed uno “peggiore”. Piuttosto si tratta di scegliere tra “il bene” ed “il meglio”.
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